Arte, cultura e tradizioni

Le mummie di Rovigo

Turisti e appassionati di storia e di Egitto hanno un motivo in più per visitare Rovigo: Meryt e Baby, le mummie di una madre e del suo bambino, gelosamente conservate e custodite

È diventato, piano piano, un vero polo dell’arte egizia, di sicuro il più grande ed importante del Veneto. E tutto per merito di due mummie, chiamate affettuosamente "Meryt e Baby”, una donna ed un bambino, o bambina. 

I corpi sono conservati all'accademia dei Concordi di Rovigo, attentamente studiate di recente. Soprattutto dopo che nelle teche è stato trovato un sottofondo, che ha riproposto altre ossa, altri misteri. Ma a ben vedere sembra di vedere in quale sottobosco si potevano acquistare i corpi mummificati d’Egitto, certo non c’era una certificazione di autenticità e provenienza. Giuseppe Valsè Pantellini, un rodigino, in esilio a causa della partecipazione ai moti d'insurrezione del Polesine nel 1848, che trovò rifugio al Cairo, non se ne curò: chissà come le avrà acquistate, chissà come ne è entrato in possesso, chissà che credibilità avevano avuto i "tombaroli” egiziani. 

Di sicuro la "confusione” delle teche alimenta ancora misteri, leggende, tipiche di chi mette mano a questi resti. Le ipotesi, ovviamente sono molte, però tutte affascinanti. E ci si deve accostare alla storia, sempre più svelata di "Meryt e Baby” per capire cosa significasse la morte nel Regno dei Faraoni. Per le campagne di studi è stato usato il carbonio 14 per dare loro l’autenticità: questi approfondimenti non ne hanno messo in discussione il valore storico. Ma nessuna operazione scientifica ne svelerà mai quello che c’è stato dietro, la morte di una mamma insieme al suo bambino, magari per quella che era una malattia comune, la banalissima tenia derivata dal maiale, come qualcuno suppone. 

Per adesso, però, rimane il tesoro inestimabile di Giuseppe Pantellini, che ha voluto onorare la sua città, nonostante l’avesse mandato in esilio per amore di libertà.

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